9 Giugno 2016

Provare  a scrivere in poche righe cosa abbia significato per me Amare durante il campo servizio non è semplice. Le immagini che mi affiorano alla mente sono due mani che ora accarezzano un volto, ora asciugano una lacrima, ora puliscono la bocca di un anziano quando mangia, mani che sanno donare e aiutare con la semplicità e la serenità di chi comprende che quello che è stato fatto al più piccolo, è stato fatto anche a Gesù.  E’ questo il cammino che ci ha visti coinvolti nella settimana dal 9 al 15 Luglio presso la casa Immacolata a Roveredo, in Svizzera, che ospita persone anziane e disabili. Undici ragazze e ragazzi, dai 14 ai 17 anni, hanno saputo spendersi donando un sorriso o una parola a chi, ormai avanti nell’età o diversamente abile, attendeva un gesto d’amore. In questa settimana il nostro compagno di viaggio, oltre a Cristo, è stato il Re Davide. Un ragazzo scelto tra tanti, consacrato da Dio per servire il popolo. Ma divenuto Re, Davide approfitta del suo ruolo e dimentica di essere servitore di Dio. Anche nelle nostre vite ci capita di allontanarci dal sentiero del Bene, che Dio ci indica. Come Davide, però anche noi possiamo ritornare sui nostri passi. Noi, scelti e amati da Dio, siamo chiamati a vivere profondamente il nostro Battesimo, a fidarci di Colui che ci è Padre, a farci piccoli, ad avere la capacità d’indossare il grembiule per lavare i piedi ai fratelli più bisognosi.

Suor Pia

Il Campo Servizio è un’esperienza in cui abbiamo imparato cosa significa aiutare le persone con una disabilità e le persone anziane. Aiutarle può significare semplicemente trascorrere del tempo con loro: cantare e divertirsi insieme. In altre occasioni invece bisogna darsi da fare: perché alcuni gesti quotidiani, che generalmente a noi sembrano semplici, possono diventare complicati per altri. Per questo davamo il nostro aiuto durante i pranzi e le cene. Nel tempo libero, poi, ci siamo divertiti, e abbiamo avuto modo di conoscerci tra noi ragazzi, ma nel tempo libero abbiamo anche potuto riflettere insieme su quello che stavamo facendo.

Adolescenti di Como

Dal 9 al 15 luglio invece di trascorrere una settimana al mare in compagnia di una giovane gruppo ne abbiamo scelta una un po’ più matura in una valle nascosta in mezzo ai monti svizzeri. Pazzia dite voi? Ebbene NO! Si tratta invece di un’esperienza di servizio proposta dai nostri educatori. All’inizio eravamo parecchio scettici, ma dopo solo pochi minuti passati insieme ai nostri “nonni” abbiamo cambiato idea! L’ultimo giorno di campo, il 15 luglio, rimarrà nella nostra memoria come uno dei giorni più tristi, ma la felicità dei loro volti e dello stare insieme rimarrà per sempre nei nostri cuori. Speriamo di poter rivivere esperienze simili con l’opera guanelliana!

Adolescenti di Brenta

“Io non guardo ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore”

Vivere un’esperienza di servizio non è semplice. All’inizio non sai cosa aspettarti e non sai, soprattutto, come dovrai comportarti. Non pensi che sarai capace di trascorrere del tempo con fragili signore. Questo perché la malattia e la sofferenza ci spaventano. Ma alla fine resto sconvolta dalla naturalezza con la quale ci si relaziona a persone che pensavi molto distanti da te e la gioia e l’affetto che loro ti dimostrano ti spiazza. È una cosa davvero sconvolgente e tu non puoi fare altro che accogliere tutto questo amore a braccia aperte. Stupisce molte persone che un gruppo di giovani possa decidere di trascorrere parte delle proprie vacanze in questa maniera. Ma essi hanno semplicemente concretizzato quanto Don Guanella tempo fa ci aveva già suggerito: “accettare la sofferenza quando ci arriva significa vincerla”.

Da oggi noi guardiamo con il cuore… questo è il regalo più grande.